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Con Hyundai e Škoda, anche la Formula 1 guarda a un futuro con l’idrogeno

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Formula 1, Sergio Perez

Nel settembre del 2024, Hyundai Motor Company e Škoda Group hanno firmato un importante memorandum d’intesa, dando ufficialmente il via a una collaborazione per la creazione di un ecosistema di mobilità a idrogeno. L’accordo segna una nuova fase nello sviluppo delle tecnologie legate all’idrogeno, con l’obiettivo di creare sinergie industriali e accelerare l’adozione di soluzioni di trasporto sostenibili. Le due aziende, pur appartenendo a settori diversi — Hyundai nel comparto automobilistico privato e Škoda nel trasporto pubblico ferroviario e su gomma — intendono lavorare insieme per integrare la produzione, la distribuzione e l’utilizzo dell’idrogeno in un sistema coordinato ed efficiente.

In parallelo a queste iniziative del settore industriale, anche il mondo del motorsport comincia a guardare con interesse all’idrogeno. La Formula 1, che ha fissato il 2026 come anno di svolta per una nuova generazione di motori, sta esplorando con sempre maggiore convinzione la ricerca sui propulsori alimentati a idrogeno liquido. L’obiettivo dichiarato è sviluppare una tecnologia che possa garantire alte prestazioni e, allo stesso tempo, un impatto ambientale drasticamente ridotto. Prima della F1, però, sarà Le Mans a fare da laboratorio sperimentale: la leggendaria gara di endurance potrebbe essere la prima grande competizione a testare ufficialmente vetture a idrogeno, offrendo un banco di prova prezioso per futuri sviluppi anche in Formula 1.

Auto a idrogeno: promesse e limiti

Le auto a idrogeno sono spesso considerate un’alternativa ecologica alle vetture a combustibili fossili, e persino alle auto elettriche a batteria, soprattutto in ambiti in cui è necessario combinare autonomia elevata e tempi di ricarica ridotti. Il principio è semplice: si utilizza l’idrogeno in una cella a combustibile per generare elettricità, che alimenta un motore elettrico. Il risultato? Emissioni locali praticamente nulle, dato che lo scarico principale è semplicemente vapore acqueo.

Tuttavia, non tutto è così limpido. Il bilancio ambientale complessivo di un’auto a idrogeno dipende da come viene prodotto l’idrogeno stesso. Attualmente, la maggior parte dell’idrogeno viene ottenuta da fonti fossili, come il metano, attraverso un processo che genera anidride carbonica. Solo una piccola parte dell’idrogeno è cosiddetto “verde”, cioè prodotto da elettrolisi dell’acqua alimentata da energia rinnovabile. In questo senso, parlare di veicoli a emissioni zero è spesso una semplificazione, se non si considera l’intero ciclo produttivo.

Inoltre, la rete di distribuzione dell’idrogeno è ancora poco sviluppata e molto costosa da realizzare, un fattore che ne limita fortemente la diffusione. E se da un lato la tecnologia a idrogeno è promettente per il trasporto pesante e a lunga percorrenza, nel settore privato l’auto elettrica a batteria continua ad avere una posizione dominante grazie all’infrastruttura già presente e ai costi inferiori.

Formula 1 e sostenibilità: una sfida più complessa

Nel contesto della Formula 1, il discorso ambientale è particolarmente delicato. La categoria regina del motorsport ha già fatto passi avanti nel ridurre le emissioni dirette delle monoposto, grazie all’introduzione dei motori ibridi e, in prospettiva, all’adozione di carburanti sintetici o a idrogeno. Tuttavia, è importante ricordare che le emissioni delle vetture in pista rappresentano solo una piccola parte dell’impronta ecologica dell’intero circo della F1.

Il vero impatto arriva da tutto ciò che ruota attorno all’organizzazione: logistica internazionale, trasporto di materiali, viaggi aerei, costruzione e smantellamento delle infrastrutture temporanee, e perfino la produzione delle componenti delle vetture. L’introduzione dell’idrogeno, dunque, sebbene sia un passo interessante e tecnologicamente stimolante, non può essere vista come una soluzione miracolosa. La strada verso una mobilità davvero sostenibile è ancora lunga, ma segnali come quello della collaborazione tra Hyundai e Škoda, o l’interesse crescente della Formula 1 verso l’idrogeno, sono indicazioni chiare di una trasformazione in atto.