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Cos’è la sharing mobility e quali sono le sue caratteristiche

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ragazza su monopattino elettrico
Monopattino elettrico

Quando si parla di sharing mobility si sta facendo riferimento a quel fenomeno in base al quale gli spostamenti da un luogo a un altro – soprattutto in ambito urbano – avvengono con mezzi di trasporto condivisi tra più utenti. C’è un cambio di paradigma, si passa cioè dal concetto di proprietà alla possibilità di avere accesso a mezzi condivisi come l’automobile e la bicicletta, ma anche il monopattino e lo scooter, così come molti altri. Si aprono, quindi, nuove opportunità di business, soprattutto visto che la possibilità di una vasta e capillare diffusione di simili servizi va di pari passo con l’innovazione tecnologica, che è sempre più all’avanguardia. Grazie anche alla possibilità di sfruttare la geolocalizzazione, l’utente può richiedere l’attivazione del servizio utilizzando le postazioni e i mezzi che gli sono più prossimi.

Naturalmente simili forme di mobilità condivisa, che si inseriscono all’interno del più ampio concetto di sharing economy, possono diventare strutturali con il tempo a patto però che si sviluppi una rete di ulteriori servizi sempre connessi alla mobilità alternativa. Si può infatti prendere in considerazione la possibilità di abbandonare la vettura privata, ingombrante e per nulla rispettosa dell’ambiente, solo nella consapevolezza di poter sfruttare un servizio taxi, una rete di bike sharing e trasporti pubblici o noleggio scooter di massima efficienza. In tal modo diventa possibile selezionare la tipologia di mezzo che più si adatta a interpretare le personali esigenze in termini sia di tempo che di costi. L’esplosione del potenziale della sharing mobility si lega inoltre alla diffusione di piattaforme digitali votate sia all’erogazione del servizio che alla sua ottimizzazione.

I mezzi di trasporto che è possibile noleggiare riducendo le emissioni nocive

La sharing mobility si è potuta diffondere in maniera sempre più capillare, soprattutto negli ultimi anni, proprio per il cambio di paradigma sociale al quale abbiamo fatto cenno, ma anche e soprattutto grazie alla nascita di moltissime imprese che di servizi legati a tale ambito hanno fatto un business radicato. È il caso ad esempio della sharing mobility Telepass, che offre il noleggio non soltanto dei sempre più apprezzati monopattini – snelli e scattanti, perfetti per evitare le code ai semafori e per imboccare rapidamente strade alternative – ma anche di bici e scooter elettrici. Il tutto sempre nel nome del ridotto impatto sull’ambiente e delle minori emissioni nocive nell’atmosfera. In questo modo diventa anche possibile, riducendo il numero di veicoli inquinanti in circolazione, fare in modo che le aree urbane non siano sempre congestionate di vetture incolonnate che alimentano la cappa di smog in città.

Mobilità urbana e cambio di passo culturale

La tematica della mobilità urbana è sempre più cruciale per tutta una serie di motivi ma soprattutto perché è direttamente connessa alla qualità della vita delle persone. E questo dipende in maniera stretta anche dal fatto di essere principalmente responsabile per tutto ciò che concerne le emissioni inquinanti nell’atmosfera. Occorre quindi intervenire e procedere verso un progressivo efficientamento energetico, promuovendo l’utilizzo di mezzi di trasporto sostenibili. In tal modo si punta a favorire la diffusione di forme alternative di mobilità ad impatto ridotto sul pianeta, nell’ottica di una sua conservazione per le generazioni del futuro.

Quali sono i punti cardine del servizio in condivisione

Ci sono alcune caratteristiche chiave che rendono la sharing mobility particolarmente performante in ogni sua sfaccettatura. Per prima cosa il servizio può essere condiviso da più utenti sia in successione (si prenota un’auto o uno scooter a noleggio oppure si chiama un taxi), oppure contemporaneamente. Questo elemento della condivisione naturalmente è centrale e distintivo in relazione a tutte le forme di trasporto che non prevedano che a essere impiegato per gli spostamenti sia un veicolo di proprietà.

La tecnologia è un supporto imprescindibile, che contribuisce a snellire qualsiasi operazione necessaria ad a prenotare il mezzo e attivare il noleggio. Il riferimento è a internet e ai siti aziendali dedicati alla diffusione del servizio e al suo utilizzo, ma anche alle app progettare per essere installate su dispositivi mobili come smartphone e tablet e che consentono di abilitare il servizio personalizzandone alcuni aspetti in modo da rispondere a esigenze di volta in volta diverse.

È importante che, per avere successo, il servizio di mobilità condivisa si avvicini il più possibile ai concetti di flessibilità e scalabilità. Inoltre anche gli utenti possono contribuire a migliorare l’erogazione del servizio, a partire da feedback espliciti forniti attraverso i propri dispositivi, o attraverso i dati raccolti dalle app che software e algoritmi sofisticati vanno poi ad analizzare.

I servizi di sharing mobility, perciò, non sono solo basati sull’ascolto dell’utente ma anche sulla possibilità di coinvolgerlo nell’erogazione del servizio e nel relativo miglioramento.

C’è un’altra caratteristica chiave relativa alla sharing mobility, ovvero la possibilità di sfruttare la capacità residua (un elemento chiave soprattutto per quanto riguarda i profili business). Che cosa vuol dire? Per capacità residua si intende il potenziale inutilizzato di tutti quei mezzi di trasporto che si mettono in movimento ma non sono a pieno carico. Si aggravano, proprio per via della capacità inutilizzata, i costi fissi e quelli generali. Ad oggi, il baricentro nell’ambito del settore trasporti è ancora sbilanciato sui veicoli di proprietà: qui però resta intrappolata molta capacità inutilizzata. Ecco spiegato il segreto del successo della formula di sharing mobility, destinata a segnare il passo negli anni a venire: l’estrema efficienza, il ridotto impatto ambientale, il basso costo per il consumatore finale.